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In un mondo sempre più fast, la fotografia sta diventando sempre più un frenetico esercizio di cattura e condivisione della realtà circostante, un gioco social in cui conta sempre più la quantità dei contatti piuttosto che la qualità delle immagini. Vivere sembra voler dire condividere, condividere quasi sempre vuol dire fotografare.

In tutto questo a perderci è il nostro gusto, il nostro occhio. Ci stiamo abituando a immagini di scarsa qualità, piegate all’esigenza di condividere freneticamente, e stiamo rinunciando a vivere pienamente ogni momento in nome dello sharing. Provate ad andare a un concerto, siamo tutti là dall’inizio alla fine a creare scarsi video con gli smartphone in mano, piuttosto che ballare, cantare e divertirci godendoci il momento unico. Non sappiamo più stare in mezzo alla natura, guardare un tramonto rilassante con la persona che amiamo, senza avere lo smartphone o la fotocamera in mano per catturare sequenze interminabili di immagini da riversare sui social.

Susan Sontag, in un celebre saggio sulla fotografia, spiega la smania di fotografare dei giapponesi con la ossessione per il lavoro, perché fare clic con la macchina fotografica durante la vacanza riempie il vuoto ed il senso di colpa che crea il non lavorare. A tutti noi sta accadendo qualcosa di molto simile, non riusciamo più a vivere in pace senza fotografare e condividere, ma allo stesso tempo siamo così presi dalla velocità che non riusciamo più ad osservare e vivere una cosa prima di scattare.

Avrete sicuramente intuito perché sento la necessità di una fotografia slowL’osservare il mondo lentamente mentre tutto scorre veloce, ti permette allo stesso tempo sia di vedere ed apprezzare a pieno la bellezza, sia di notare le criticità del mondo in cui viviamo. Due facce della stessa medaglia imprescindibili l’una dall’altra se decidi di andare piano.

Da questa riflessione e da tante camminate passate ad osservare senza tirar fuori la fotocamera, nascono la mia Slow Photography ed il suo manifesto.

  • La Slow Photography privilegia la qualità rispetto alla quantità.
  • La Slow Photography osserva, vive, cerca di capire prima di scattare.
  • La Slow Photography è frutto di studio della fotografia come pratica culturale oltre che tecnica.
  • La Slow Photography ha un background culturale che va oltre quello della fotografia in sé, abbraccia le altre discipline.
  • La Slow Photography crede nell’importanza della tecnica, ma è consapevole che da sola non basta.
  • La Slow Photography comunica, anche ritrarre la bellezza in sé e per sé è comunicare, ma è più difficile e bisogna stare attenti a non cadere nei cliché.
  • La Slow Photography a volte rompe le regole, perché le conosce.
  • La Slow Photography non vuole catturare tutto e sempre, è un esercizio che spesso si fa solo con gli occhi e la mente.
  • La Slow Photography crede che chi produce immagini abbia un ruolo fondamentale nel determinare il gusto della società, con il dovere morale che ne deriva.
  • La Slow Photography crede nel valore della bellezza, che circondarsi di immagini di qualità faccia progredire in meglio la società, e che la bellezza e la qualità non siano solo un fattore estetico.